Federico Rieger nasce il sei Gennaio 1903 ad Ingolstadt, in Baviera; a 4 anni però, nel 1907, la famiglia si trasferisce a Würzburg in Franconia. Già in giovane età Federico von Rieger manifesta un grande talento nell’arte pittorica.
Dopo la scuola elemetare e fino al 1920 Federico frequenta una scuola tecnica. L'inflazione che affligge la Germania dopo la prima guerra mondiale mette a dura prova la stabilità economica dei Rieger, ma ciononostante Federico riesce a trovare un’occupazione come disegnatore tecnico presso König und Bauer e successivamento presso l’uffico acque reflue. Egli può in questo modo racimolare i soldi necessari per prepararsi all’accademia di Monaco (cui accede nel 1928). Come negli anni precedenti a Wurzburg i suoi disegni nascono senza un maestro di disegno; in modo completamente autodidattico.
Nonostante tutte le difficoltà Federico riusce a prepararsi all’esame di ammissione per l’accademia. Degli otto candidati è l’unico ad essere ammesso ai corsi del professor Julius Diez. Il sogno a lungo accarezzato diventa finalmente realtà.
I suoi maestri li cerca nella vecchia pinacoteca, quella del Rinascimento tedesco: qui sono ammirabili alcuni dei maestri tedeschi come Albrecht Dürer. Federico riesce a capire i segreti dei vecchi maestri e la loro raffinata tecnica: il suo obiettivo è rappresentare in immagini gli uomoni del suo tempo.
Questo è il sogno che lo ispira; Federico è dotato di una fortissima motivazione nell’essere padrone dei mezzi espressivi, oltre che una tecnica perfetta. Un’unione rara, forse unica come si esprimerà anni dopo Pietro Annigoni. Seguendo la sua intuizione arricchisce, attraverso la copia di vecchi maestri e lo studio della natura, il suo capitale di esperienze pratiche.
Un giorno, durante gli studi di un’opera di Dürer, viene osservato dal prof. Max Doerner, un grande maestro e ricercatore di questa vecchia tecnica pittorica. Poco dopo l’incontro Federico diventa l’allievo di quel grande maestro. Quattro anni più tardi Federico è il vincitore del primo premio del concorso annuale tenuto all’interno dell’accademia. Successivamente riceve l’autorizzazione ad impartire lezione agli allievi più giovani. L’anno successivo rafforza il suo talento un secondo posto al nuovo concorso interno.
Nel 1933 si reca, su consiglio di Max Doerner, in Italia. Qui ha luogo il felice incontro con l’allora già famoso scrittore Giuseppe Boglione (di Bra). Giuseppe Boglione apre a Federico nuovi orizzonti del mondo artistico e lo aiuta a comprendere a pieno i maestri della pittura italiana del XVI secolo. Da questo incontro nasce una collaborazione artistica lunga una vita.
Con le esperienze del fascismo italo-tedesco e l'orrore incombente della Seconda guerra mondiale si manifestano nelle opere del von Rieger delle particolari aree tematiche. In questa prospettiva è da vedere anche una certa vicinanza al cinema neorealista.
Soprattutto quando si considera il lavoro della fine degli anni Trenta si evidenzia un cambiamento rilevante nella scelta dei temi. L’interesse per il dolore dei singoli, dei perdenti (donne, mendicanti, ragazzi di strada, soldati caduti e malati di menti) è in questo periodo massimo. Questo interesse raggiunge l’apice nel suo ciclo di quadri antibellici ancora oggi esposti a Rovereto insieme agli studi sui malati mentali (ad esempio, Don Chisciotte, Il Conte e il Principe).
A differenza dei film di questo periodo, nelle opere di Federico si può notare ancora il pathos nelle gesta delle figure che lasciano trasparire le influenze del Rinascimento italiano. La vicinanza alle arti drammatiche si riflette negli studi per l’attrice Eleonora Duse, realizzati solo grazie all’aiuto e alle descrizioni di Giuseppe Boglione.
Oltre al lavoro programmatico, realizzato principalmente con la collaborazione di Giuseppe Boglione, un interesse molto importante del Federico sono i ritratti. Questi gli possono garantire durante tutto la sua vita professionale una certa sicurezza economica. Tra i ritratti più importanti si ricordano quello del conte Corrado di Preising, quello del papa Pio XI e quello del re Hussein di Giordania.
Il fabbro 1948
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